Avola
Le città del Val di Noto occuparono, per ragioni difensive, le balze rocciose dei colli Iblei, spesso per sovrapposizione o in continuità a ben più antichi insediamenti risalenti fin alla Preistoria ed in particolare all’Età del Bronzo Antico (2200-1450 a. C.).... Prova di ciò sono le numerose necropoli localizzate in corrispondenza delle scoscese rupi calcaree riutilizzate in epoca bizantina, araba e medievale... Quasi tutti questi luoghi furono pertanto abitati per un lungo arco temporale di oltre 3.000 anni...
Gli agglomerati urbani popolarono i pianori (Noto Antica), i fianchi scoscesi di un monte (Avola Antica, Sortino “diruta”, “Chiafura” a Scicli) o i crinali di un colle (Ragusa Ibla, Occhiolà presso l’odierna Grammichele): carattere distintivo che li accomunava era quello di essere difensivamente protetti dalle ripide vallate (cosiddette “cave”) circostanti, rimanendo uniti all’altopiano soprastante attraverso stretti “istmi” calcareo-rocciosi, nei pressi dei quali si collocava sovente una delle porte di accesso alla stessa località urbana.
Il terremoto che il 9 ed 11 gennaio 1693 sconquassò l’intero Val di Noto riducendo in un cumulo di macerie gli insediamenti urbani unitamente alle azioni distruttrici dell’uomo durante gli oltre tre secoli successivi all’evento sismico frutto delle proprie necessità e della sana o premeditata ignoranza, ci hanno restituito oggi molti dei vecchi siti urbani irrimediabilmente compromessi.
Tra i siti più colpiti dall’evento tellurico del 1693, quello di Avola Antica ricalcava grossomodo questo schema: il monte Aquilone, attorno a cui si sviluppò l’antica Avola, rappresenta ancor oggi un cuneo roccioso il cui vertice fu occupato dal Castello e dalle strutture ad esso connesse, ricavate nella viva roccia (carceri, magazzini) o direttamente edificate (torri, stanze, cappella, etc.). Adiacente e sottostante al Castello era il quartiere di “Suso” (o di supra) relativamente pianeggiante, che degradava dolcemente verso le balze rocciose circostanti su cui si svilupparono i quartieri “delli Balzi”, del “Troncello” e “delli Marchi o di S. Leonardo”.
I secoli successivi al terribile terremoto del 1693, furono caratterizzati da un sostanziale oblìo dei luoghi, ove solamente lo sfruttamento agricolo ebbe corso, con la realizzazione dei terrazzamenti in parte tutt’ora esistenti: tale attività contribuì a cancellare i segni riconducibili all’assetto viario ed urbanistico dell’antica città.
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